Notizie e falsi miti sull’alimentazione oggi sono molto diffusi grazie anche al contributo di fonti inattendibili e dai media.
Di seguito alcune delle fake news più popolari.
Mangiare i carboidrati a cena fa ingrassare?
È più importante la quantità giornaliera rispetto al momento della giornata in cui si mangino e le calorie totali della nostra dieta.
Pane, pasta e riso sono alimenti ricchi di carboidrati: nutrienti che il nostro corpo utilizza in via preferenziale per ottenere energia.
L’importante è non mangiarne più del dovuto e stare attenti a consumarli in porzioni adeguate al proprio fisico, all’età e all’attività fisica svolta(1).
L’opinione comune nasce dall’errata convinzione che se assunti prima di andare a dormire e in assenza di grosse attività fisiche, questi aumentino le probabilità di essere trasformati in grasso.
Il consumo energetico durante il sonno non è poi così diverso da quello di un’attività mattiniera sedentaria, come lo stare seduti ad una scrivania davanti a un computer (2).
Non è sconsigliato assumere carboidrati di sera, se non in presenza di diverse prescrizioni mediche (3).
- Fondazione Umberto Veronesi. La cronodieta: non è importante solo cosa e quanto si mangia, ma quando
- Katayose Y, Tasaki M, Ogata H, Nakata Y, Tokuyama K, Satoh M. Metabolic rate and fuel utilization during sleep assessed by whole-body indirect calorimetry. Metabolism. 2009; 58(7): 920-6
- Sofer S, Eliraz A, Kaplan S, Voet H, Fink G, Kima T, Madar Z. Greater weight loss and hormonal changes after 6 months diet with carbohydrates eaten mostly at dinner. Obesity. 2011; 19(10): 2006-14
La frutta va mangiata lontano dai pasti?
Non sempre. L’instaurarsi di gonfiore e sazietà possono derivare da componenti della frutta, come fibre e oligosaccaridi, che possono rallentare, seppur in misura modesta, il transito del cibo attraverso il tratto gastrointestinale, dar luogo a dei processi di fermentazione e creare un accumulo di gas nell’intestino con conseguente sensazione di gonfiore. Questa situazione si verifica soprattutto in coloro che hanno una particolare sensibilità intestinale.
Escluse queste condizioni, non si riscontrano fastidi dopo aver ingerito la frutta a fine pasto e non ci sono studi scientifici o linee guida che sconsigliano di mangiare la frutta dopo i pasti.
- Moxon TE, Nimmegeers P, Telen D, Fryer PJ, Van Impe J, Bakalis S. Effect of chyme viscosity and nutrient feedback mechanism on gastric emptying. Chemical Engineering Science. 2017; 171: 318-330
- Gan Y, Tong X, Li L, Cao S, Yin X, Gao C, Herath C, Li W, Jin Z, Chen Y, Lu Z. Consumption of fruit and vegetable and risk of coronary heart disease: a meta-analysis of prospective cohort studies. International Journal of Cardiology. 2015; 183:129-137
- Schwingshackl L, Schwedhelm C, Hoffmann G, Knüppel S, Iqbal K, Andriolo V, Bechthold A, Schlesinger S, Boeing H. Food Groups and Risk of Hypertension: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Studies. Advances in Nutrition. 2017; 8 (6):793–803
- Schwingshackl L, Schwedhelm C, Hoffmann G, Knüppel S, Preterre AL, Iqbal K, Bechthold A, De Henauw S, Michels N, Devleesschauwer B, Boeing H, Schlesinger S. Food Groups and Risk of Colorectal Cancer. Cancer Epidemiology 2018; 142 (9): 1748-1758
Le patate se non vengono mangiate subito cotte diventano tossiche?
No, e nemmeno che se conservate in frigo diventino tossiche. A volte, dopo la cottura possono scurirsi. È una reazione chimica di ossidazione data dal complesso ferro-acido clorogenico che si ossida, dando alle patate la colorazione scura, forse sgradevole all’occhio del consumatore, ma assolutamente non pericolosa (1).
Più che altro fare attenzione ai fattori i “antinutrizionali”, come i glicoalcaloidi, che possono essere presenti in tutti i vegetali, prodotti dalla pianta stessa come meccanismo di protezione e difesa e che possono essere tossici per la saluta umana, specie se ingeriti in quantità eccessive. Nella patata, i glicoalcaloidi sono rappresentati da α-caconina e α-solanina che si concentrano soprattutto nella buccia, in particolare, nei tuberi esposti al sole e in quelli vecchi, rugosi e con molti germogli.
Conservarle in modo adeguato:
– crude, vanno tenute al buio e in luogo asciutto, e consumate prima che germoglino (3)
– cotte, devono essere conservate in frigo stando attenti a non fare trascorrere troppi giorni prima di consumarle per evitare la crescita di microrganismi o batteri
Per essere totalmente sicuri ed evitare rischi di tossicità, meglio togliere la buccia!
- Wang-Pruski G and Nowak J. Potato after-cooking darkening. American Journal of Potato Research. 2004; 81: 7–16
- Wang-Pruski G. The Canon of Potato Science: 47. After-cooking Darkening. Potato Research. 2007; 50(3): 403–406
- Crocco, S. Potato sprouts and greening potatoes: Potential toxic reaction. JAMA. 1981; 245(6): 625
La carne rossa fa venire il cancro?
Nelle giuste quantità e nell’ambito di una dieta variata, non c’è evidenza scientifica che la carne rossa non lavorata sia un agente cancerogeno certo. Al contrario è un alimento molto importante per fornire i nutrienti necessari come il ferro e la vitamina B12.
Nel 2015 lo IARC (International Agency for Research on Cancer) – Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa di valutare e classificare le prove di cancerogenicità delle sostanze – ha definito la carne rossa come probabilmente cancerogena (Gruppo 2A) e la carne lavorata come cancerogena (Gruppo 1) (1,2), soprattutto rispetto alla comparsa di tumore del colon-retto ma anche di altri tipi di tumore (per esempio, al pancreas, alla mammella (4), allo stomaco e alla prostata), sebbene per questi ultimi i dati raccolti siano ancora insufficienti.
- carne rossa: la parte muscolare di manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra
- carne lavorata: carne sottoposta a salatura, stagionatura, fermentazione, affumicatura o altri processi come l’aggiunta di conservanti (nitriti e nitrati) per migliorarne il sapore o la conservazione (salumi, insaccati, carne in scatola, ecc.). Si tratta per lo più di carne rossa di manzo o maiale ma può anche essere pollame o altro. Non è chiaro se l’aumento del rischio sia legato alla carne stessa (al contenuto di ferro-eme), al processo di salatura o agli additivi che si utilizzano per conservarla come nitriti e nitrati. Gli studi epidemiologici forniscono dati di correlazioni scientifiche che non possono essere interpretati come prove di un rapporto di causa-effetto.
L’aumento del rischio di comparsa del tumore dipende dalla quantità e frequenza di consumo di questi alimenti.
In generale, il consumo di carne rossa o lavorata non deve superare i limiti raccomandati dalle Linee Guida per una sana alimentazione (8).
- IARC Monographs. Evaluation of consumption of red meat and processed meat. Vol 114
- Bouvard V, Loomis D, Guyton KZ, Grosse Y, El Ghissassi F, Benbrahim-Tallaa L, et al. Carcinogenicity of consumption of red and processed meat. The Lancet Oncology. 2015; 16
- T. Norat et al. European Code against Cancer 4th Edition: Diet and cancer [Sintesi]. Cancer Epidemiology, 39S (2015); S56–S66
- Diallo A.et al. Red and processed meat intake and cancer risk: Results from the prospective NutriNet-Santé cohort study [Sintesi]. International Journal of Cancer. 2018; 142(2): 230-237
- World Cancer Reasearch Found and America Institute for Cancer Research – CUP (Continuous Update Project) Diet, nutrition, physical activity and colorectal cancer. 2017
- Farvid MS et al. Consumption of red and processed meat and breast cancer incidence: A systematic review and meta-analysis of prospective studies [Sintesi]. International Journal of Cancer. 2018; 143(11): 2787-2799
- Crippa A. et al. Red and processed meat consumption and risk of bladder cancer: a dose–response meta‑analysis of epidemiological studies [Sintesi]. European Journal of Nutrition. 2018; 57: 689–701
- International Agency for Researh on Cancer (IARC)
Mangiare cibi senza glutine è più salutare?
No se non si hanno patologie che giustifichino l’eliminazione dalla dieta.
L’eliminazione dei cereali contenenti glutine e l’utilizzo dei prodotti gluten-free, quindi, dovrebbero essere rigorosamente ristretti a tutte le persone con diagnosi certa di celiachia; in questo caso la dieta diventa una vera e propria cura ed evita l’insorgenza di manifestazioni anche gravi.
Per tutti gli altri, la privazione del glutine non solo è una scelta immotivata, ma anche controproducente.
- Green PH, Jabri B. Coeliac disease. Lancet. 2003; 362: 383-391
- Ministero della Salute. La celiachia: impariamo a conviverci
- Jones JM. Grain-based foods and health. Cereals Foods World. 2006; 51(3): 108-113
I prodotti del contadino sono più sicuri e genuini degli altri?
I controlli che vengono effettuati lungo tutta la filiera alimentare, dai campi alla tavola, garantiscono che i prodotti commercializzati negli esercizi autorizzati alla vendita siano sicuri per la salute.
Ad esempio, i prodotti di origine vegetale in commercio non devono contenere livelli di fitosanitari (come pesticidi e antiparassitari) superiori ai limiti massimi consentiti dalla legge (1). Per garantire ciò, Carabinieri, Aziende Sanitarie Locali-ASL e Corpo Forestale dello Stato, sotto il coordinamento della Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute, effettuano numerosi controlli: nel corso del 2012 sono state effettuate analisi su 5.934 campioni di prodotti ortofrutticoli (2). I prelievi vengono effettuati in centri di raccolta aziendale e cooperativi, mercati generali specializzati e non, depositi all’ingrosso, ipermercati e supermercati (3).
- nistero della Salute. Residui prodotti fitosanitari in alimenti di origine vegetale
- Ministero della Salute. Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari sugli alimenti
- Ministero della Salute. Piano di controllo ufficiale
Le uova non si possono mangiare se si prendendo gli antibiotici?
Falso!
Non esiste evidenza scientifica che assumere contemporaneamente antibiotici e uova sia dannoso o renda la cura poco efficace (1); possono essere mangiare, salvo allergie preesistenti o particolari diete e attenzioni prescritte dal medico che non dipendono dal fatto che si stiano assumendo antibiotici. Solo nel caso di cura a base di sulfamidici, antibiotici sintetici ad azione antibatterica che agiscono su un’ampia gamma di batteri, può essere consigliabile non consumare le uova. Sarà il medico al momento della prescrizione del farmaco a dare le indicazioni sull’assunzione (2).
- Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Interazioni farmaci-alimenti per favorire l’azione terapeutica ed evitare combinazioni potenzialmente dannose
- Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Sintesi della Guida FDA sulle interazioni Farmaci-Alimenti
Per dimagrire saltare i pasti
Non funziona e non fa bene alla salute. Il corpo, privato di cibo, va in allerta e rallenta il dimagrimento.
L’abitudine di saltare i pasti è quindi, per più aspetti, una scelta non salutare.
Organizzare un piano alimentare facile da seguire, con consumo di alimenti ogni 3-4 ore, può rivelarsi molto utile per la salute e anche per il controllo del peso (1).
- Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). Linee Guida per una sana alimentazione italiana
Lo zucchero di canna è migliore rispetto allo zucchero bianco?
Nessuno studio scientifico ha mai provato che lo zucchero di canna apporti maggiori benefici rispetto allo zucchero bianco. Entrambi i tipi di zucchero contengono, infatti, esattamente la stessa molecola, il saccarosio, per cui sono equivalenti (1).
- Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). Linee Guida per una sana alimentazione italiana
Si può sostituire un pasto con barrette energetiche e integratori alimentari?
No, se non per periodi limitati e all’interno di un regime dietetico ipocalorico controllato.
Il mix di vitamine e micronutrienti presenti nei pasti sostitutivi non riproduce sulla salute tutti gli effetti di una dieta sana e bilanciata (1, 2).
- EpiCentro (ISS). Integratori alimentari
- Ministero della Salute. Integratori alimentari
Integratori multivitaminici fanno sempre bene e possono sostituire la frutta
Gli integratori non sostituiscono frutta e verdura e vanno utilizzati solo quando necessario e per periodi di tempo limitati.
Una valida alternativa all’assunzione di frutta e verdura non è ancora stata creata e se ne raccomanda l’assunzione almeno 5 volte al giorno (2).
Studi dimostrano che l’utilizzo di integratori non ha gli stessi effetti di prevenzione cardiovascolare, di prevenzione di malattie croniche e di effetto benefico per l’organismo, ottenuti con l’ingestione dei nutrienti attraverso il cibo (3,4).
- EpiCentro (ISS). Integratori alimentari
- EpiCentro (ISS). Indicatori Passi: consumo abituale di frutta e verdura
- Lichtenstein AH, Russell RM. Essential nutrients: Food or supplements: Where should the emphasis be? JAMA. 2005; (294)3: 351-358
- Marra MV, Boyar AP. Position of the American Dietetic Association: nutrient supplementation. Journal of the American Dietetic Association. 2009; 109(12): 2073-85
Se non si ha sete è sbagliato bere
Anche se non si avverte il senso della sete bisogna bere la quantità di acqua adeguata alla propria età e corporatura; apporta minerali importanti che l’organismo non può produrre, quali, tra gli altri, calcio e magnesio.
Oltre ciò è necessaria al corretto mantenimento delle funzioni vitali e riveste ruoli fisiologici essenziali: mantiene la temperatura corporea costante indipendentemente dalla temperatura, consente digestione e circolazione sanguigna, trasportando i nutrienti ed eliminando le ‘scorie’ attraverso le urine, lubrifica muscoli e articolazioni, conserva la pelle elastica ecc.
La sua presenza nell’organismo deve essere mantenuta costante, non è possibile restare senza bere per molto tempo. Quando l’acqua comincia a mancare interviene il meccanismo della sete che, però, non sempre è avvertito (soprattutto nei bambini e negli anziani) e che si attiva quando è già iniziata una fase di stress e disidratazione nell’organismo. Per questi motivi è necessario bere anche se non si avverte il senso della sete.
Ministero della Salute. Acqua e dieta
Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). Bevi ogni giorno acqua in abbondanza. Linee guida per una sana alimentazione italiana; 2003
Il cibo senza lattosio è più salutare?
Consumare alimenti senza lattosio da parte di persone non intolleranti risulta più costoso economicamente e può far diminuire, a lungo andare, la produzione dell’enzima lattasi che è un enzima inducibile dall’assunzione di lattosio (4) (necessaria per digerirlo).
L’intolleranza al lattosio, è data dalla ridotta o assente capacità di digerire il lattosio nello stomaco con conseguente fermentazione nell’intestino e formazione di gas che porta a gonfiore e dolori addominali. È fra le più comuni intolleranze alimentari. Nella maggior parte dei casi è una intolleranza causata da un disturbo enzimatico generalmente ereditario (intolleranza primaria). In altri casi può essere solo temporanea dovuta ad infezioni o lesioni del tratto gastrointestinale o a cambiamenti molto rapidi e improvvisi della dieta abituale (intolleranza secondaria) (1).
Senza una diagnosi di intolleranza al lattosio, è consigliabile consumare il latte e i suoi derivati per non privarsi dei nutrienti in essi contenuti. Eliminare dalla dieta latticini e formaggi, in assenza di motivi accertati dal medico, infatti, rischia di privare l’organismo di elementi nutritivi essenziali, come il calcio e la Vitamina D, senza alcun vantaggio scientificamente dimostrato (2, 3).
- Deng Y, Misselwitz B, Dai N, Fox M. Lactose Intolerance in Adults: Biological Mechanism and Dietary Management. [Sintesi] Nutrients. 2015; 7(9): 8020-35
- Wilt TJ, Shaukat A, Shamliyan T, Taylor BC, MacDonald R, Tacklind J, Rutks I, Schwarzenberg SJ, Kane RL, Levitt M. Lactose intolerance and health. [Sintesi] Evidence Report/Technology Assessment. 2010; (192): 1-410
- Kanis JA, Johansson H, Oden A, De Laet C, Johnell O, Eisman JA, Mc Closkey E, Mellstrom D, Pols H, Reeve J, Silman A. A meta-analysis of milk intake and fracture risk: low utility for case finding. [Sintesi] Osteoporos International: a journal estabilished as result of cooperation between the European Foundation for Osteoporosis and the National Osteoporosis Foundation of the USA. 2005; 16(7): 799-804
- Lomer MC, Parkes GC, Sanderson JD. Review article: lactose intolerance in clinical practice–myths and realities. [Sintesi] Alimentary Pharmacolology and Therapeutics. 2008; 27(2): 93-103
L’ananas brucia i grassi
Frutto ricco d’acqua (la polpa ne contiene più dell’80%) con pochissime calorie (57 per 100 g) e molteplici proprietà nutrizionali (ricco di calcio, potassio, fosforo e vitamine A e C e polifenoli).
Contiene la bromelina che rompe le molecole proteiche (attività proteolitica) degli alimenti rendendole più digeribili (1), ma non ha alcuna attività sui grassi.
Diversi studi clinici hanno mostrato gli effetti antiedematoso (riduzione della ritenzione di liquidi), anti-infiammatorio e anti-trombotico della bromelina (2).
Il contenuto di bromelina nell’ananas è molto più alto nel gambo che nella polpa.
L’ananas può aiutare la digestione ed è un ottimo drenante essendo ricco di acqua. Ideale per una dieta ipocalorica, però non fa dimagrire: la vera perdita di grasso si ottiene solo attraverso una dieta equilibrata potenziata dall’attività fisica.
- Matagne A et al. The proteolytic system of pineapple stems revisited: Purification and characterization of multiple catalytically active forms. [Sintesi] Phytochemistry. 2017; 138: 29-51
- Maurer H. R Bromelain: Biochemistry, pharmacology and medical use. [Sintesi] Cellular and Molecular Life Sciences. 2001; 58: 1234–1245
Farmaci e cibo fanno interazione?
Cibi e bevande, integratori e prodotti erboristici possono influire sull’effetto di un farmaco rendendolo inefficace, potenziandone gli effetti tossici o un particolare effetto collaterale o addirittura possono creare effetti indesiderati anche gravi.
L’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, raccomanda infatti di leggere sempre con attenzione le interazioni degli alimenti descritte nel foglietto illustrativo presente in tutte le confezioni di farmaci ed ha pubblicato una sintesi delle interazioni farmaci-alimenti (1) sulla base di una guida curata dall’FDA (Food and Drug Administration), l’Agenzia regolatoria statunitense che si occupa di farmaci (2).
Alcol: può amplificare o ridurre l’effetto di molti medicinali.
Succo di pompelmo: andrebbe evitato se si assumono farmaci come ciclosporina (un immunosoppressore), buspirone (un ansiolitico), chinino (anti-malarico), triazolam (ansiolitico), e alcuni farmaci calcio-antagonisti, antistaminici e per l’ipertensione.
Liquirizia: può aumentare la tossicità di farmaci a base di digossina, usati per trattare alcune patologie cardiache e può ridurre gli effetti di alcuni farmaci, inclusi alcuni diuretici, utilizzati per il trattamento della ipertensione arteriosa.
Gli inibitori delle monoaminoossidasi (MAO), usati come ansiolitici antidepressivi, non dovrebbero essere assunti con quantità eccessive di cioccolato. La caffeina contenuta nel caffè ma anche nel cioccolato o in alcune bevande energetiche può interagire con alcuni stimolanti (metilfenidato), potenziandone il loro effetto, o contrastare l’effetto di sedativi (zolpidem).
Erba di san Giovanni (iperico perforato): agendo sui meccanismi che nel fegato regolano il metabolismo dei farmaci, può ridurre la concentrazione nel sangue di alcune molecole come la digossina, la lovastatina e il sildenafil.
Ginseng: può influire su alcuni farmaci, ad esempio può aggravare gli effetti di sanguinamento del warfarin, dell’eparina, dell’aspirina e di farmaci anti-infiammatori non steroidei come l’ibuprofene, il naproxene, il ketoprofene. Inoltre la combinazione di ginseng con gli inibitori della MAO può causare mal di testa, disturbi del sonno, nervosismo e iperattività.
Ginkgo Biloba: ad alte dosi riduce l’efficacia di farmaci (come carbamazepina e acido valproico) usati per il trattamento delle crisi epilettiche.
- Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Sintesi della Guida FDA sulle interazione Farmaci-Alimenti
- U.S. Food and Drug Administration (FDA). Avoid Food-Drug Interactions
Scaldare o cuocere il cibo col forno a microonde è pericoloso?
No. Non altera il cibo e non causa tumori.
I forni a microonde scaldano il cibo con radiazioni a radiofrequenza, dotate di una bassa quantità di energia. Le microonde sono assorbite dalle molecole di acqua e grasso presenti nel cibo che, grazie all’energia ricevuta, sono in grado di vibrare: l’attrito molecolare provocato dallo sfregamento genera calore e il calore a sua volta cuoce il cibo.
Il cibo cotto nel forno a microonde non diventa “radioattivo”. In un forno a microonde, la velocità di riscaldamento dipende dalla potenza del forno e dal contenuto di acqua, dalla densità e dalla quantità di cibo da riscaldare. La cottura non è uniforme perché l’energia a microonde non penetra bene in parti di cibo troppo spesse. Oltre ciò, cibi a forma rotonda sono poco indicati per la loro conformazione a essere scaldati in questo modo.
Il cibo cotto nel forno a microonde è sicuro e ha lo stesso valore nutritivo del cibo cotto in un forno tradizionale. L’energia a microonde penetra più in profondità nel cibo riducendo i tempi di cottura.
World Health Organization (WHO). Electromagnetic fields & public health: microwave ovens
Ricongelare prodotti decongelati fa male?
Si e no. Il cibo scongelato si può ricongelare solo se precedentemente cotto, perché altrimenti si rischia di aumentare il rischio di contaminazione da parte di batteri o virus che in origine erano presenti nell’alimento crudo. Il congelamento degli alimenti a -18 gradi provoca un arresto dello sviluppo microbico, ma non elimina batteri e virus. Grazie allo scongelamento, i batteri presenti possono riprendere la loro vitalità, moltiplicarsi in maniera esponenziale tanto da raggiungere quantitativi nocivi per la salute. La cottura inattiva la maggior parte dei microrganismi eventualmente presenti. Un cibo cotto preparato con materie prime scongelate può essere, quindi, nuovamente congelato.
A livello domestico, si raccomanda di scongelare il cibo in frigorifero, nel forno a microonde (lasciando uno spazio di circa 5 cm fra l’alimento e le pareti in modo da permettere al calore di circolare) o anche a bagnomaria, cambiando l’acqua ogni 30 minuti se si desidera una maggiore rapidità del processo. Non è invece opportuno scongelare gli alimenti direttamente in acqua (possibile perdita di nutrienti), né lasciarli a temperatura ambiente all’esterno del frigorifero, per il rischio di contaminazione e crescita batterica (1).
- Orefice L, Di Candia M, Ciccaglioni G, Scalfaro C. Comportamenti preventivi verso le malattie trasmesse da alimenti. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2000. (Rapporti ISTISAN 00/19)
Fonte
https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti
Possibilità di approfondire gli argomenti con una corretta educazione alimentare
www.isoladelbenesserecarrara.it
Dott. Stefano Carrara
Biologo Nutrizionista